Dall’alto della sua maestosità, quasi spettrale al calar del sole, questo “guardiano” sembra vegliare amorevolmente sul bosco.
La sua storia è avvolta nel mistero: non si sa con precisione da chi e quando sia stato piantato; si pensa sia opera dei monaci basiliani che più di mille anni fa giunsero in Calabria e costruirono in quel territorio l'odierno eremo di Sant'Elia, luogo di preghiera, solitudine e isolamento, ma il suo fusto potrebbe essere ancora più vecchio.
Il suo tronco è completamente cavo e ha un’apertura larga più di 3 metri; chi vi entra ha la sensazione di trovarsi dentro una incredibile caverna legnosa. La misura della sua circonferenza è altamente superiore alla soglia minima tanto che ancor oggi è il platano più grosso d'Italia.