Aveva letto di lui e della sua organizzazione sul web. Si sono scambiati poche parole, ma subito si sono riconosciuti e piaciuti.
Così nel giro di poco più di due mesi abbiamo organizzato la spedizione a Yaracuy in Venezuela alla ricerca di quelli che abbiamo chiamato i Giganti Sperduti. Alberi straordinari nascosti nella grande Selva Nublada Venezuelana.
Alberi a rischio di scomparire sotto le ruspe del disboscamento selvaggio ma anche sotto i colpi delle scuri dei poveri “campesinos” che si sono ritirati nella foresta per sfuggire l’enorme crisi economica che ha colpito il paese.
Il nostro obiettivo principale era in particolare individuare alcuni degli alberi più grandi di questa enorme foresta pluviale temperata e sensibilizzare le popolazioni locali affinché li difendessero.
Edison, lo sciamano, ha organizzato il team locale e predisposto tutto l’occorrente per la spedizione, Andrea, come responsabile scientifico, è giunto direttamente dall’Italia.
Siamo partiti in sordina da Caracas per non essere individuati dai ladri poiché tutta la nostra attrezzatura video- fotografica e da arrampicata certamente poteva far gola a molti e Andrea, pur avvezzo a situazioni difficili, secondo Edison, era un “dollaro che cammina”, facilmente individuabile dai malintenzionati.
Nella foresta la situazione, almeno sotto l’aspetto della criminalità, era molto più sotto controllo e il campo base di Santa Elena, presso il Bioturismo di Fernando, era un luogo ideale per i necessari preparativi.
La nebbia e la pioggia, quasi ogni giorno accompagnavano le nostre prime escursioni per iniziare a prendere confidenza con un ambiente forestale e un ecosistema quasi totalmente sconosciuto, soprattutto ad Andrea.
Ragni e serpenti velenosi comparivano spesso tra il folto della foresta e occorreva imparare rapidamente come muoversi e come individuare i vari e possibili pericoli.
Il nostro primo obiettivo era un grande Cobalongo (Sloanea caribea) che da lontano si ergeva sopra la foresta proprio nella valle di fronte alla nostra.
La sua chioma sembrava enorme disegnando una incredibile semisfera sulle chiome delle altre piante.
Edison e Hedilberto, la nostra guida, l’avevano già individuato in precedenza ma quando siamo andati a cercarlo, abbiamo vagato vari giorni nella foresta senza incontrare neppure un albero di dimensioni paragonabili a quel gigante che ogni mattina usciva per primo dalla nebbia che si alzava.
Secondo Carlos “l’albero si è nascosto perché qualcuno non è pronto ad incontrarlo”.
E su questa inconfutabile verità, basata sulle convinzioni popolari, tutto il team locale ha deciso di passare al secondo obiettivo una volta rientrati al campo base, senza dare alcuna possibilità di replica al capo spedizione Andrea.
Il secondo albero cui volevamo “dare la caccia” e che volevamo individuare era uno tra gli alberi più alti della Selva Nublada, chiamato dai locali Candelo (Gyranthera caribensis).
Partiti con due muli carichi di attrezzatura, abbiamo attraversato la foresta e impiegato una intera settimana per poterlo finalmente individuare, scalare fino sulla sommità e misurarlo in maniera scientifica. L’albero era cresciuto sulle sponde di un ruscello, con un apparato radicale spettacolare che formava quasi dei muraglioni di contenimento che avvolgevano la scarpata.
L’impresa di misurarlo non è comunque stata semplice. Il primo ramo era a 35 metri di altezza e il nostro fiondone per lanciare il sagolino, dopo molti tentativi si era rotto. Con una riparazione di fortuna e un lancio ancor più fortunoso siamo riusciti a raggiungere il primo ramo ma un enorme nido di quasi due metri di diametro di pegones (imenotteri appartenenti al genere Melipona) ci sbarrava la strada.
Una volta compreso che queste api potevano comunque “solo mordere” riusciamo a oltrepassare, non senza difficoltà, il grande nido che occupava quasi metà fusto.
Ma poco oltre un altro attacco di imenotteri, questa volta di piccolissime ma terribili Flamingas che si attaccavano ovunque, soprattutto sugli occhi, ci rende difficile procedere.