Perù una scuola di biodiversità 5

Pubblicato da Giant Trees Foundation il 23 Febbraio 2025
Articolo

A metà della nostra permanenza ad Arbìo, la serena e metodica vita nella riserva viene ravvivata dall’arrivo dei ragazzi peruviani desiderosi di far parte di questo significativo progetto che abbraccia due continenti e soprattutto cimentarsi nel tree climbing e nella scalata dei grandi alberi millenari. 

Sono un gruppetto allegro ed eterogeneo, 2 ragazze e 3 ragazzi con profonde diversità caratteriali ma accomunati dall’interesse per gli alberi e la natura, vissuti e altrettanto combattivi e determinati. C’è Rut, appassionata di fotografia e fondatrice di un’ associazione di ecoturismo per promuovere lo sviluppo sostenibile dell’amazzonia, Ana con il suo lavoro in favore delle foreste e dell’impegno e impiego delle donne nel settore ecologico e naturalistico, kevin dall’infanzia dura e dolorosa vissuta tra la scomparsa di suo padre, guardia forestale, e la battaglia contro i taglialegna di frodo… “Sir Conan 22” (questo il suo nome d’arte) studente di ecoturismo, maestro nel digitale e fotografo professionista e infine Antenor, cresciuto nelle povere capanne del Rio che oggi gestisce un’ attività commerciale tutta sua in Puerto Maldonado e scala già sugli alberi sebbene con attrezzatura poco adatta e un po' al di fuori delle basilari norme di sicurezza. 

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Ragazzi e ragazze un po' già donne e uomini, che rimboccandosi le maniche hanno scelto di investire sul loro futuro e su quello del loro Perù, bello e tormentato. Dopo le presentazioni di rito in un "Itagnolo" un po' arrangiato, l’affinità si sente e nonostante le barriere linguistiche inevitabili il clima è scherzoso e conviviale, anche grazie alla presenza di Tatiana e del suo amico Lucio, esuberante ometto proveniente da Lima con un immortale sigaro tra le labbra e il portamento di un Che Guevara moderno e dal cuore grande.

Poche chiacchiere ancora e si parte subito con le lezioni di scalata, insieme ai guardabosque e a noi della GTF in un continuo via vai di materiale e ancoraggi, maniglie e discensori, perennemente assediati dai mosquito assetati e dall’inesauribile sudore innescato dal clima caldo umido della selva. Il primo grande “ostacolo” è stato attrezzato il giorno prima, posizionando due corde in due biforcazioni distinte a diverse altezze. Il ficus poco distante dall’accampamento sarà” l’albero scuola” per i nuovi arrivati e un po' anche per noi. Regolare gli imbraghi per le diverse altezze è complicato, così come riuscire a non prendere sonori rimproveri dal dottore degli alberi Andrea.  

Nonostante la fatica, ci rendiamo conto presto della bellezza della situazione in cui ci troviamo, e ancor di più di quanto una cuoca che rifornisce di viveri il gruppo trasportando succhi di frutta e snack con la sua carriola sia un lusso per pochi. Dai caschetti traspaiono le lucide ciocche di capelli intrisi di sudore che bagnano volto e magliette ormai sature e aderite alla pelle, ma siamo tutti felici ed emozionati di essere lì in quel momento, in questa vita, in questo luogo.

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Tutti desiderano, seppur goffamente, raggiungere una propria cima interiore, una personale piccola conquista, solo superficialmente cima reale di un ficus o di una ceiba. Piccoli piccoli esseri umani in una vasta distesa verde vogliosi di creare qualcosa di buono, di avere nuove speranze e nuovi obiettivi. 

Vorrei salire fin sulla cima senza nessuno intorno per ascoltare chiaramente la voce della foresta osservando tutto dall’alto e con distacco…e magari scorgere in cima l’aquila nera signora dei cieli della concessione, ma non è purtroppo il momento.

Alle 19 il sole inizia la sua lenta discesa e il pensiero costante è quello di darsi una bella lavata e mettere qualcosa di buono nello stomaco. Il giorno seguente la routine si ripeterà, rendendo loro tutto un po' più complicato poiché dovranno ripetere le manovre di posizionamento di imbrago e attrezzatura ad occhi chiusi. D’altronde sono ragazzi determinati, così come Alex, Seli e soprattutto Mario che ambisce a conquistare la cima più alta del grande ficus nonostante la sua scarsa esperienza. La sua piccola stazza inganna, è un uomo forte e dalla tenacia d’acciaio e soprattutto vuol rendere orgoglioso il suo maestro Andrea. Ogni giorno ci avviciniamo gli uni agli altri, ogni giorno aumenta la confidenza dei peruviani con l’albero e con i movimenti giusti da compiere per ridurre la fatica così che in breve saranno pronti per l’esame finale che avverrà scalando Johnson, il grande mango sacro di Arbìo. Probabilmente al ritorno in Italia e nella consolidata realtà Europea, molte di queste emozioni si assopiranno, catturati dalla frenesia degli impegni, dal lavoro…dai problemi del nostro tempo e dalle tante comodità a cui siamo abituati. Tuttavia credo che questi sentimenti rimarranno al sicuro custoditi in un piccolo spazio dell’animo, in attesa di riaffiorare in momenti del tutto inaspettati per ricordarci che una piccola traccia di noi è rimasta a chilometri di distanza, nel cuore di persone che probabilmente non rivedremo più ma a cui saremo uniti da un lungo filo invisibile fatto di liane e foglie. Ciò ci rende un po' fratelli infondo.

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