Missione Amazonìa
di Daniela Radovan
A distanza di quasi tre anni dall’ultima spedizione in quelle terre, la Giant Trees Foundation, che annovera fra le sue molteplici attività l’aver individuato e scalato alcuni tra gli alberi più alti in Europa e nel mondo, si accinge ad una nuova ambiziosa esplorazione. Lo scopo: localizzare, misurare in arrampicata, per poi studiarli, i giganti verdi della foresta amazzonica. La particolarità della missione: l’utilizzo di una disciplina innovativa, finora ricondotta prevalentemente ad applicazioni tecniche di manutenzione arborea, o ad attività sportive, il tree climbing. Questa metodologia è diventata per Andrea Maroè, dottore agronomo e direttore scientifico della fondazione, ed il suo staff, un sistema di approccio rispettoso e non invasivo di avvicinamento agli alberi. Accompagnati da esperti biologi, entomologi e guide locali, si apprestano dunque a “raccontare la vita oltre i 50 metri” nella foresta Amazzonica (Perù, Brasile, Ecuador).
Alla luce delle più moderne tecnologie, che permettono di rilevare le altezze da terra attraverso l’utilizzo di apposite strumentazioni laser, viene spontaneo chiedersi il motivo che spinge ad affrontare i rischi e la fatica di arrampicate tanto ardite: bisogna comprendere che ogni albero è in realtà un gigantesco epicentro di vita, la cui vetta difficilmente si riesce a cogliere dalla base, attraverso il fitto groviglio di rami, di cui, quelli più bassi, già superano i trenta metri. L’importanza del contatto diretto, vissuto durante la salita, diventa percepibile visionando le riprese, di volta in volta realizzate con l’ausilio di droni e Gopro, per documentare il lavoro svolto.
Le molteplici sfaccettature di uno scenario così complesso, se da un lato stimolano ed esercitano da subito un forte richiamo ai fini della concretizzazione della missione, dall’altro richiedono opportuni tempi di messa a punto. La fase organizzativa del viaggio è complessa e richiede meticolose pianificazioni sia per gli aspetti burocratici che tecnici: lo studio, anche con l’ausilio di mappe satellitari, delle aree dove indirizzare le esplorazioni, l’analisi del materiale necessario per arrampicare nonché un approfondito calcolo di eventuali rischi. Nonostante ciò, insidie ed imprevisti sono sempre in agguato: per tutelarsi è indispensabile riparare il corpo con protezioni ed abbigliamento adeguati, che, se da un lato fungono da schermo, dall’altra impacciano i movimenti, aumentando calore, fatica e fiato corto.
In risposta ad un così profuso impegno le aspettative sono tanto ambizione quanto sperate: ci si prefigge di ottenere preziosi dati riguardo l’ubicazione, le caratteristiche morfologiche e di sviluppo degli esemplari arborei maggiormente rappresentativi di quei territori, al fine di ulteriori studi e tutele anche da parte delle autorità e degli organi competenti, sia nei riguardi dell’albero in sé ma anche delle foreste in cui crescono. Non da ultimo, l’obbiettivo di individuare nuove specie animali e vegetali, come si legge anche nel sito della GTF, “dato fondamentale per ampliare la conoscenza della realtà della foresta amazzonica intesa come tempio in grado di tutelare una molteplicità di esseri viventi”
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