Questo era il titolo
della Lectio Magistralis (perchè di questo si è trattato) tenuta dal Prof. Stefano Mancuso,
neurobiologo all’università di Firenze, ricercatore di fama internazionale (nonchè componente di spicco del nostro Comitato scientifico), a Udine, presso l'auditorium Comelli in occasione del Darwin Day.
Un intervento illuminante e prezioso sul mondo delle piante, sul loro rapporto con l'uomo e sul futuro del nostro pianeta. In una sala stracolma, Mancuso ha tenuto tutti incollati alla sedia per oltre un'ora e mezza, raccontando di come le piante siano le vere vincitrici del processo evolutivo sul nostro pianeta con il loro 84% di biomassa rispetto al nostro misero 0,01 %, di come la loro resilienza sia data dalla capacità di reagire ai problemi e alle aggressioni trovando spesso una risposta positiva (proprio perchè immobili) al contrario degli animali che invece davanti ad un problema o a un pericolo reagiscono di norma con la fuga. Ha dimostrato come la struttura vegetale, priva degli organi singoli (cervello, cuore...) o doppi (polmoni, reni...) degli esseri animati, ma con una organizzazione distribuita, dove ogni cellula ha tutto ciò che gli occorre per la vita, sia molto più evoluta e "vincente" rispetto a tutte le altre forme di vita, soprattutto quella animale, organizzate in maniera piramidale (cervello, cuore, polmoni etc...) non solo come organismi ma anche come società.
Ma questo non ci deve trarre in inganno
Non vuol dire che le piante siano prive di intelligenza.
Hanno molti più sensi dei nostri e molta più sensibilità rispetto alla realtà che le circonda di qualsiasi altro vivente. Hanno quindi molte più capacità di adattamento di qualsiasi altro essere animato. Eppure noi le abbiamo sempre reputate quasi alla stregua di oggetti.
Le piante infatti non hanno mai rappresentato un pericolo per l'uomo, per cui il nostro cervello ha imparato, nei pochi bit al secondo che riesce ad elaborare rispetto ai miliardi di informazioni che i nostri occhi percepiscono, a non considerarle. Effettivamente siamo ciechi di fronte al mondo vegetale. I pericoli per noi sono sempre arrivati da altri uomini o animali. E abbiamo affinato le nostre capacità di difesa e di offesa verso gli altri esseri, in maniera enorme.
Mancuso ha infatti spiegato come una qualsiasi specie, animale o vegetale che sia, impieghi mediamente 5 milioni di anni per estinguersi e come noi invece in soli 3-4 centomila anni rischiamo di sparire dalla faccia della terra entro il 2070 a causa dell'esaurimento delle materie prime, dell'inquinamento e della desertificazione che stiamo provocando, non senza aver causato prima la più grande delle 5 estinzioni di massa del nostro pianeta.
E tutto questo a causa della nostra incredibile supponenza e miopia.
Dovremmo invece imparare dal mondo vegetale
a far rete, a condividere, a utilizzare esclusivamente energie rinnovabili per poter aspirare ad esserci ancora... dopo il 2070. Loro, le piante ci saranno, perchè sono intelligenti. Noi impareremo ad usare il nostro cervello così da capire che il tempo regalatoci dal nostro pianeta è scaduto ed occorre correre immediatamente e drasticamente ai ripari?