Forest Summer School anno V

Pubblicato da Giant Trees Foundation il 16 Agosto 2023
Articolo
placehold

August 2023… the rainiest summer school!

Caldo sì, ma non troppo.

Il cielo sull’autostrada si costella di nubi, via via che mi avvicino al nord est dell’Italia, scorgo sempre più nembi, del resto le previsioni erano state chiare, già questa domenica avrei dovuto incontrare sul cammino qualche temporale, con maggiore probabilità verso il Friuli. Con il sole sempre più alle spalle però si nota diversamente il panorama, e, nello scorrere del pomeriggio questi ammassi cambiano di dimensione, colore, forma e opulenza così naturalmente votati all’ingigantimento.

Temo di non poter giungere all’asciutto, comunque l’impermeabile tranquillamente dimenticato a casa avrebbe potuto anche non essere indispensabile… Sento Andrea che mi chiede se voglio fare una sosta a Pozzuolo del Friuli per una mangiata veloce a base di carne di struzzo, vedo l’ora, diciamo che c’è ancora tempo e con un’occhiata al navigatore devio per la fiera. Già in quel momento della serata a occhio e croce pare di vedere quasi la metà dei tavoli occupati, forse, spero, rimanga ancora qualcosa da mettere sotto i denti all’arrivo degli amici, vedremo. Intanto i complessi musicali, su due palchi quasi contrapposti, fanno prove per tarare volumi e accordature varie, si fa fatica a sentirsi. Poi arrivano, finalmente i saluti, è dall’altr’anno che non ci si vede più dal mio ultimo faticoso maldischiena di Aquileia, dai, un po’ più vecchi ma ancora in forma. Ingoiamo veloci e deliziose portate innaffiate da vino e birra (non troppo, si deve ancora rincasare) e ricchi di energia proviamo a guardarci intorno. Tra giostre e crepuscolo, aria di fritto e sorrisi, un po’ di gioventù non guasta mai.

placehold

Mi sveglio alla Tana,

sono le 6.30 del lunedì mattina, è ora di iniziare la giornata,

 iniziamo con il conoscerci, alcuni già da tempo altri per la prima volta. Un po’ ci studiamo e cerchiamo di capire chi abbiamo davanti, si fa sempre così vero? Nel descrivere le regole principali della Tana Andrea non omette nulla, nella sua chiarezza di sempre illustra i lavori che si dovranno fare quali saranno per gli adulti e quali per i minorenni, tenendo ovviamente conto degli eventuali rischi nell’utilizzare attrezzi pericolosi o ritenuti tali. Qualche espressione di velata incertezza, alcuni chiarimenti e poi via, al lavoro!

Voglia di fare, di vedere, di scoprire cosa fanno i grandi quando lavorano, con quegli attrezzi già visti ma forse mai sfiorati, toccati. La terra rigurgita di umido, l’erba bagnata non si lascia sfalciare con facilità, una prima difficoltà che inizia a mettere in gioco malizie e astuzie, non solo forza e tecnica. Il divertente sta proprio in ciò, fare per raggiungere l’obbiettivo in diverse modalità. Lo sfalcio dell’erba bagnata è un lavoro tanto diverso che lo stesso in condizioni di asciutta. In questi momenti tutto pare essere contro la nostra volontà, anche la pazienza si ribella e se non la controlli rischi di fare la fine di chi faticosamente è arrivato in cima all’albero per potarlo e scopre di non riuscire ad accendere la motosega… Ma poi parte, e ci riusciamo ancora una volta a fare, conservando però quali arcani e misteriosi messaggi ci avvolgono nel capire perché qualcosa è andato storto. Questo lunedì è l’ultimo giorno di luglio, una bella calda e umida giornata che sta per lasciare il posto a una serie particolarmente fitta di eventi atmosferici in un crescendo Wagneriano di notevole ricchezza, intensità e volume, le piogge che stanno arrivando.

placehold


placehold

Nello scrivere sulla lavagna

con il gessetto bianco i punti da realizzare di questa settimana

sento quasi l’ambizione del desiderata che sovrasta l’elenco, chissà se mai riusciremo a portare avanti il tutto. Ma il poterli vedere (sono oltre quattordici) è già qualcosa, la voglia di fare, la speranza di poterci riuscire. Certo sono tanti, ma sono anche tante attività diverse tra loro, tra getti in cemento, tosatura pecora (prima occorre catturarla!), diserbo manuale, cippatura ramaglia, verniciature su ferro e su legno, lisciatura del tavolo. Mamma mia, e tanto altro ancora. Questa varietà di impegni non può far altro che rendere sempre più interessante il lavoro, i lavori, tanto che tra una sosta e l’altra iniziamo a discutere delle tecniche, di come fare e restare nei termini più che ragionevoli della sicurezza (tocca un po’ anche a me questa parte delicata). Come vedere il rischio nell’evitare il pericolo per non incorrere nel danno. Trasmettere agli altri le proprie competenze, nell’esperienza maturata in anni di lavoro, non è sempre facile. È in stretta relazione al rapporto che si può instaurare tra emittente e ricevente, quando l’emittente sa praticamente tutto e il ricevente parte da invece da zero. Ciò che un saggio navigato sa alla perfezione non sempre è altrettanto facile da “riversare” in un neofita, occorre stabilire un legame, una corrispondenza attiva (di fiducia reciproca) dove l’umiltà del primo si affaccia alla porosità del secondo che “vuole” a tutti i costi apprendere. Qualche leva per attivare ciò l’abbiamo e mano a mano che passano le ore si sente nell’aria che ciò sta concretizzandosi. La prima cena, tutti insieme, che meravigliosa mangiata! (e non solo nella prima cena, merito di cuoche straordinarie: Alessandra, Sonia e non ultima la Super Carla e un fraterno grazie anche a Alessandro nel rush finale - anche solo entrando in cucina lasciano già intendere cosa potrà di magico essere cucinato tra i fornelli! ma il primo caffè la mattina, quello buono per intenderci vedi caffettiera e fornello, ndr., quello lo preparo io, su specifiche istruzioni del padrone di casa) Dicevo, la prima cena ci vede tutti insieme a tavola (uhmm, quella tavola che sta per lasciare il posto ad un’altra meravigliosa tavola in via di realizzazione) e in questa occasione Giorgio stabilisce un momento di particolare intensità, chiede ai ragazzi cosa più li ha colpiti della giornata che in qualche modo si porteranno dietro nel loro futuro.

placehold

Aspettative,

voglia di imparare e mettere a frutto, perfezionarsi, ascoltare e capire.

Anche se ciò può sembrare il volgo di sempre penso non sia così ambito di scontatezza, occorre curiosità innanzitutto, quella curiosità che troppo facilmente perdiamo o trascuriamo sin da bambini. Senza essa il nostro apprendere rischia l’automatismo, il meccanicismo, quei canali che sì ci permettono di fare ma solo come automi trasponendoci in una realtà virtuale pur vera. L’essere “presenti” con il corpo e la mente, questo davvero ci permette di vivere il lavoro, di gustarlo di trarne infinito vantaggio perché dinamicamente migliorabile, pur non inseguendo il perfezionismo. Lavorare bene ha tra i suoi vantaggi la soddisfazione di aver fatto, il premio di lasciare il compiuto in buone condizioni, entusiasmanti, ottimali, appaganti.

Intanto continua a piovere, meglio, la frequenza dei temporali si acuisce, a tratti anche la loro intensità. Chiedo a Giovanni di fotografarmi a fianco di un campo di granoturco, era da un po’ che non lo vedevo così alto! I lavori vanno avanti comunque e dopo aver diserbato e sistemato il cippato (proveniente dalla cippatura della ramaglia di pini e conifere abbattute) si inizia a sistemare la cancellata sud a lato del recinto: grandi lavori edili, occorre realizzare un basamento in cemento armato che permetta la sistemazione di un cancello scorrevole. Occorre portare l’energia elettrica che permetterà di attivare un motore in grado di aprire e chiudere il cancello, occorre sistemare un tubo corrugato che attraversa tagliando la proprietà, dalle rimesse alla stradina laterale. Occorre l’aiuto di un elettricista, di Alessandro!

placehold

Ogni giorno che passa

ci sentiamo sempre più vicini,

cresce l’empatia, l’armonia si fa strada, quasi parliamo di meno, ci intendiamo con poche parole e gesti, ma intanto crescono le capacità di ognuno di noi. In qualche modo ci stiamo arricchendo, in parte lo percepiamo in parte forse no, ma stiamo migliorando. È il fare ciò che conta dopo l’aver inteso cosa, fare e rifare, riconoscere i propri errori e migliorare il proprio fare, troppi fare non discordano mai.

Arriva anche il tempo di tosare la pecora, siamo in tanti, pare che quell’animale sia davvero immenso considerato l’impegno che ci stiamo mettendo. Già la sua cattura richiede l’unione e lo sforzo di un folto gruppo di volontari, per tenerla poi tre forzuti alternati dallo sguardo curioso di chi non ha mai visto tale mestiere. La tosatrice funziona a dovere e tra mille perigli di un vello che ha assimilato mesi di concrezioni e rischi di tagliare non solo il pelo, scoppia a poco meno di metà del lavoro un bel temporale! Qualche lieve e sibilante imprecazione, le gocce di sudore che si mescolano alla pioggia e ci spostiamo in uno spazio angusto dove la luce (anche per la copertura delle nubi) così scarsa simula la scena di un film dell’orrore. Ma nonostante tutto ciò i nostri fidi riescono nell’intento, tanto che la pecora rimessa sulle gambe è così soddisfatta che dobbiamo spingerla nel recinto con le altre, non ci vuole lasciare… Appena giunta insieme ai suoi simili viene accolta a suon di annusate perché di aspetto davvero gradevole e chic, molto diversa da pochi minuti prima. Piove, e continua a piovere, mi lascio bagnare per qualche momento per portare via il sudore, forse anche l’odore della bestia così ancestrale nel tempo passato.

placehold


placehold

Avanti con il carro armato

o cigolo (levigatrice a nastro), via con gli orbitali (levigatrice), stiamo lisciando la superficie della tavola dalle asperità lasciate dal taglio a nastro in segheria.

Avanti con il carro armato o cigolo (levigatrice a nastro), via con gli orbitali (levigatrice), stiamo lisciando la superficie della tavola dalle asperità lasciate dal taglio a nastro in segheria.

In questa sono rimasto davvero stupito dalla resistenza fisica di Gianluca e Mathias! Hanno lavorato per quasi tutto il giorno con queste attrezzature, complimenti!

Forse sei giorni insieme a lavorare in questo contesto non fanno di un ragazzo un operaio specializzato, non danno un diploma, una patente, restituiscono qualcosa di molto importante: come stare con altre persone collaborando fattivamente a realizzare cose, lavori, strutture, pulizia e manutenzione. Come iniziare a comprendere come ci si deve comportare quando si è in squadra, quando si ricevono istruzioni e si deve metterle in pratica, portarle dal cervello alle mani.

Il resto è una fattiva coscienza dell’aver trascorso del tempo in un gruppo. Questo tempo è ricchissimo di spunti, idee, confronti, anche, ed è giusto ci siano, perplessità: io avrei fatto diversamente. È quell’inizio che mette in discussione ciò che sento/vedo fare da chi ne sa più di me, è il principio del prendere possesso delle mie capacità, quella partenza cui faranno seguito momenti diversi: vittorie e sconfitte, ma tutto ci permetterà di fare, di fare sempre meglio ciò che dovremmo, vorremmo.

Nel volgere anzitempo il mio ritorno a Torino scorro i momenti simpatici di questi giorni, dal cibo raffinato e abbondante ai sorrisi dei ragazzi, le serate al biliardo (troppe partite perse…) al rumore del calcetto tra gli scrosci di pioggia temporalesca.

Mi manca un po’ Wolf, nella sua severa naturalezza, l’impossibilità di superarlo da sdraiato, il suo pacato intercedere da leader. Ora Leila sta prendendo a grandi passi il suo posto, è il tempo che scorre camminando. 

placehold

Testo e foto di Luigi Delloste