Siamo quasi pronti per un'altra entusiasmante esplorazione delle chiome.
La partenza si avvicina e i preparativi sono sempre più frenetici.
Questa volta la destinazione è l'Ecuador, con la sua foresta pluviale amazzonica. Scrigno della biodiversità mondiale. Il Parco Yasunì, le riseve del popolo Kichwa, i grandi alberi sconosciuti con i loro nomi strani, i pozzi petroliferi nascosti ai satelliti, le bande dei cartelli della droga sul confine, i serpenti velenosi, i puma e le scimmie urlatrici, le grandi anaconde i piranà e le rane velenose. Ancora una volta un incredibile miscela di bene e male, di natura e speculazione, di veleno e di poesia, di sfruttamento e di vita, di verde e di blu, di fiumi e di fango. Di dolcezza e terrore.
Il tutto per scoprire cosa c'è oltre le chiome. In quel luogo, ancora per lo più inesplorato, che sono gli anfratti nascosti tra i rami più alti. Alcune specie di vita non sono ancora state scoperte: insetti, bromelie, licheni, alghe, muschi, anfibi e piccoli animali. Che vivono solo oltre i 50 metri. Dove si forma la "terra del cielo": un terriccio di centinaia d'anni, derivante dalla degradazione di foglie, muschi e animali morti.
Che resta incastonato
tra le pieghe della corteccia
e produce centinaia di microhabitat diversi che a loro volta costituiscono la casa di migliaia di forme di vita. L'albero come palazzo vivo e vitale, immensa colonia variopinta di esseri e cellule in perfetto equilibrio. Nostro primo obiettivo sarà entrare in questa cattedrale vivente come ospiti leggeri. Meno invasivi possibile. Muti osservatori di un mondo sconosciuto alle masse. Di un mondo che da millenni si riproduce isolato dalla terra. Bramoso del cielo.
Andremo a misurare, vedere osservare. Entrando nella foresta vergine come gli esploratori del '700, accompagnati dalle guide locali e dai loro macetes, costruendoci le canoe per oltrepassare il Rio Napo, alla ricerca di giganti verdi ancora intonsi, guardiani di una foresta millenaria e immensa, che solo l'uomo, con la sua arroganza ha potuto dissacrare e violentare quasi fino a farla soccombere.
Ma fortunatamente gli alberi sono pazientemente resilienti. La foresta è un mega organismo in grado di mitigare le offese e rigenerarsi pian piano con inaspettata energia.
Avremo la fortuna di addentrarci nel suo cuore. Cercando l'albero. E, come diceva il mio amico sciamano, sperando di trovare il nostro cuore e la nostra anima antica.