La prima volta che avevo visto il sentiero
per Ipovedenti e Non vedenti sul Passo del Pura assieme a Alessandro ci eravamo innamorati:
non tanto del bosco, comunque splendido, quanto dell’idea di far “vedere” il bosco a chi il bosco non poteva vederlo se non con altri sensi. E subito, davanti a una buona birra di Zahre (Sauris), le idee erano fiorite. “Potremmo anche farli salire sugli alberi” “saranno loro a farci vedere con occhi nuovi gli alberi” “potremmo far cantare la foresta” “sarà un’esperienza unica”. Non siamo mai stati tipi che lasciano le idee sul comodino.
Andammo da Michele, il Sindaco di Ampezzo .
“Vorremmo, come Giant Trees foundation onlus, la prima fondazione italiana che si occupa di alberi, rimettere in sesto il sentiero sul passo del Pura e farlo conoscere alle scuole, portando anche i non vedenti sugli alberi” Michele è un carnico doc. Ci squadrò e sul primo non rispose. “Sei tu quello che ha scritto delle rane su a casera Losa e della Valle del Lumiei?” Mi ero scordato che Ira, la forestale, mi aveva detto che quei racconti sul blog di FVGLiveExpericence e che il mio lavoro di tutela degli alberi monumentali, potevano non piacere a qualche amministratore. Accennai col capo, tanto la frittata è fatta, pensai. “Allora va bene” rispose Michele “Preparate la convenzione, vi diamo da gestire anche il “Bosc dal Diaul”. Quasi non ci credevamo ma ci mettemmo subito al lavoro, coinvolgendo anche altre realtà in poco tempo la convenzione e il progetto era pronto. Ma non avevamo fatto i conti con Vaia. La tempesta di fine ottobre 2018. Ricordo che salii in moto la domenica subito dopo la tempesta per verificare come stavano “i nostri” boschi. Incontrai per caso Michele nella piccola e raccolta piazza di Ampezzo davanti alla chiesa. “Com’è lassù?” Scosse la testa avvilito. “Riesco a salire?” “Si fai attenzione, i forestali e la protezione civile sono già al lavoro”. Solo a ricordare ora mi vien la pelle d’oca. La vecchia foresta era praticamente sparita. I grandi abeti schiantati come un pacco di grissini su cui era caduto il pugno di un gigante. E quel gigante aveva un nome. Vaia. La tempesta più forte che si fosse abbattuta a memoria d’uomo sulle nostre montagne.
Nelle osterie
davanti a un bicchiere di rosso o a una grappa,
la sera sentivo bisbigliare quegli uomini rocciosi e orgogliosi che nascono solo tra le montagne e sono abituati alla fatica e al dolore che si incide nelle rughe della loro pelle “Siamo fortunati: nessuno è morto.”
Non si poteva stare a guardare. Trasformiamo una tragedia in un’opportunità. La Giant Trees Foundation decise di andare con le scuole del Friuli (l’istituto di agraria di Pozzuolo in primis) a raccogliere le cime degli abeti caduti per offrirli come raccolta fondi a chi voleva fare un albero di natale con uno “spelacchio” abbattuto dalla Tempesta Vaia. L’iniziativa “Per Natale Fai nascere un bosco nuovo” fu una gara di solidarietà incredibile. E le idee ricominciarono ad affollare i pensieri. Tornammo sul Pura con la neve in inverno, scavalcando gli alberi schiantati, alla ricerca del vecchio abete di risonanza al centro del sentiero. Sotto la neve la devastazione sembrava fare meno paura. Mi ero quasi convinto che l’albero che risuona potesse essere ancora in piedi. E quando arrivai vicino alla ottava stazione del sentiero comincia quasi a correre, saltando tra la neve e gli enormi tronchi schiantati. “Sarà il simbolo della rinascita di questo bosco e del sentiero” pensavo mentre affondavo nella neve.
Quando i miei compagni mi raggiunsero, mi trovarono seduto e avvilito, su quello che era stato l’emblema del sentiero. Anche l’albero dei violini era crollato sotto il braccio potente della scure di Tempesta Vaia. Raccolsi un piccolo albero, forse figlio del grande abete e lo misi in tasca con cura. Tra la neve era sceso un silenzio pesante. Nessuno di noi parlava, mentre tornavamo a valle desolati.
“Ma se non si arrendono gli alberi, che ricrescono sotto la neve, perché dobbiamo arrenderci noi?” disse a un tratto Martina.
Passò l’inverno. Eravamo tornati più volte sul Pura. E dopo i vari sopralluoghi eravamo finalmente riusciti a stilare un progetto di recupero del vecchio sentiero. Le ditte boschive avevano già iniziato i lavori di asporto degli alberi crollati ed era nata anche un’altra idea. La prima Forest Summer School dedicata al recupero del bosco dopo la tempesta. Avevamo coinvolto l’Università di Udine, quella di Torino, varie associazioni di settore e molti operatori boschivi. Volevamo portare i ragazzi delle scuole e gli studenti dell’università, oltre ai nostri volontari, a imparare come recuperare il legname in bosco, come riutilizzarlo per ricostruire il sentiero, facendo nuove bacheche, panchine e tavoli per la sosta, piccole barriere per contenere il terreno e infine piantare nuovi alberi.
Avevamo deciso di ricostruire il sentiero per non vedenti e ipovedenti in maniera che fosse un museo all’aperto, che “mostrasse” i resti del bosco di prima, le ferite di Vaia e le possibilità di recupero. Un sentiero didattico, costruito assieme agli studenti e a tutte le istituzioni e alle persone che volevano darci una mano. Una traccia nel bosco, del lavoro duro e pesante di centinaia di boscaioli che per secoli avevano costruito quei boschi, del passaggio rapido, improvviso e devastante della forza della natura, in grado di scombinare in un attimo la fatica e le aspettative della foresta e dei suoi abitanti. Una piccola traccia anche del nostro desiderio di far conoscere i boschi, gli alberi e le nostre splendide foreste.
Così, semplicemente, Michele,
il sindaco di Ampezzo ha messo a disposizione la Baita per ospitare gli studenti, i professori e i volontari
che dal 21 al 28 luglio saranno impegnati nella prima fase di ricostruzione del bosco, l’Università di Udine ha dato la sua disponibilità a mandare alcuni professori, molti operatori del settore da varie parti d’Italia si sono offerti volontari per coadiuvare il lavoro degli studenti e la Giant Trees Foundation ha iniziato a raccogliere le adesioni alla prima “Forest Summer School” nei boschi devastati da Vaia.
Sono tornato domenica a vedere i lavori da fare. Gli alberi ancora giacciono a terra stravolti, e quelli ancora in piedi sono tuttora increduli della loro situazione. Sembra impossibile rifare quel sentiero, dargli dignità e nuova bellezza, rendere ancora visitabile quel bosco.
Ma tutti insieme ce la faremo.
Il progetto ha il patrocinio di FVG Turismo, il sostegno dei Comuni di Ampezzo Sappada e Moggio Udinese e fa parte della Filiera Solidale PEFC, Insieme si può, per il riutilizzo del materiale legnoso recuperato.
La partecipazione degli studenti e dei volontari sarà totalmente gratuita grazie al contributo messo a disposizione dalla Fondazione Friuli, da Sthil Italia e da Insurance Finance Advisor di Prendil e Paoloni.
Le iscrizioni alla Forest Summer School possono essere inviate a info@gianttrees.org
Per saperne di più rispetto al programma visita la pagina https://www.gianttrees.org/it/progetti/forest-summer-school